Certificazione - Necessità della Formazione - Pratica - Deontologia professionale - Norme - Sanzioni
Uno dei principi basilari della formazione è quello di aiutare, coloro i quali devono apprendere, a capire
che non c’è pratica senza teoria. Per teoria non intendiamo solo quanto concerne gli aspetti della tecnologia, che costituisce il
background entro il quale opera il frigorista, ma ormai, in senso lato dobbiamo intendere anche quella ricca serie di norme e regolamentazioni
attinenti la tecnica del freddo che, finalmente, hanno visto e continueranno ad avere luce in ambito europeo.
La certificazione di tali competenze è importante per poter abilitare i tecnici del freddo a svolgere il proprio lavoro.
Il lavoro del frigorista
Da tale assunto va da sé che una buona pratica non può più prescindere non solo dalla conoscenza ma anche dall’effettiva implementazione di tali
regole. Giacché, ormai lo abbiamo capito, i lavoratori del freddo non hanno un rapporto esclusivo con il cliente (il supermercato, il singolo utente
privato, il negozio sotto casa,…) ma hanno un rapporto che coinvolge l’intera comunità, la nazione, il continente. Sembra difficile pensare che una
professione, che ancora oggi ai più è sconosciuta (o almeno non è tanto nota come quella dell’idraulico, dell’elettricista, del muratore), possa
avere un impatto così forte sul destino di tutti quanti: parliamo, ovviamente, della questione energetica, delle collegate problematiche
ambientali, dell’ozono, dell’
effetto serra.
Osservare le buone pratiche
Ora che le norme ci sono, ora che è stata fatta nascere una nuova sensibilità tra i lavoratori del settore, rimane, appunto, la formazione.
Ossia rimane il passo più arduo da compiere in questo percorso di civiltà, di sviluppo sostenibile, di intelligenza tecnologica e ambientale.
Perché ora che le norme ci sono si tratta di rendere possibile la loro osservanza, di fare in modo che esse diventino “buona pratica”, prassi
comune, approccio naturale nell’espletamento delle proprie mansioni lavorative.
Sfiatare il gas refrigerante
Formare ad osservare le regole non significa imporre delle regole e confidare che attraverso il meccanismo della
sanzione esse vengano sicuramente
rispettate. Il rischio-sanzione sicuramente obbliga il soggetto a conoscere tale regole, ad apprenderle ma non è detto che lo porti ad osservarle,
sempre e comunque. Formare ad osservare le regole significa spiegare la necessità di quelle regole, che non sono un obbligo ma una necessità, una
compartecipazione ad un progetto di responsabilità professionale e civile. Quando il frigorista
sfiata il gas in atmosfera, ed evita il recupero
perché gli costerebbe di più, deve essere conscio che sta compiendo un atto che avrà serie conseguenze per la comunità mondiale e che il divieto
di farlo non risulta essere frutto di chissà quale ragione ma nasce da un’esigenza ben precisa, imprescindibile. L’osservanza delle regole, così,
diventa un atto dovuto, non imposto.
Formazione per un freddo sostenibile
Formare significa creare sensibilità verso le problematiche che interessano la tecnica del freddo, che non
risultano essere più “secondarie” rispetto alla pura tecnologia: oggigiorno la dicotomia non è più impianto che fa freddo vs impianto
che non fa freddo ma tra refrigerazione & condizionamento sostenibili vs refrigerazione & condizionamento selvaggi.
Quindi, è bene ricordarlo, il problema dell’osservanza delle norme diventa anche un problema economico, ossia di vitale rilevanza per un’azienda.
Non può esservi competizione tra chi opera indiscriminatamente sul mercato secondo meri obiettivi economici e chi, invece, vi opera anche con
riguardo alle tante problematiche connesse.
Verifiche e sanzioni per i frigoristi
Non può che considerarsi positiva l’idea di regolamentare la pratica frigoristica secondo alcune
indicazioni normative. Se ne sentiva l’esigenza.
Ma affinché tale opera non perda il suo significato originario è indispensabile che ci sia una capillare verifica della loro osservanza, in
qualsiasi situazione operativa e non solo in occasioni “istituzionali”, Altrimenti vi è il rischio che rimanga tutto “di facciata” o, peggio
ancora, un aggravio di tipo burocratico sulla già complessa e variegata attività professionale del frigorista. Ecco perché le norme devono essere
di dominio pubblico, cioè note al maggior numero di persone possibili coinvolte nella filiera del freddo, e non solo a chi è chiamato a
rispettarle.
Formare uguale sensibilizzare
Per questo è indispensabile coinvolgere i lavoratori del freddo in un’opera di sensibilizzazione alle problematiche di pregnanza energetica ed ambientale
(attraverso la formazione, appunto) e, di pari passo, attivare una costante e permanente opera di verifica del loro operato, soprattutto per
coloro che non sono disposti ad accogliere le nuove prassi. Si può pensare, ad esempio, a registri aziendali di carico e scarico delle quantità
di refrigerante, in modo che sia possibile monitorare costantemente il suo uso/abuso, oppure alla tassazione delle quantità di refrigerante
vergine acquistato e non compensate da analoghi quantitativi di refrigerante usato e recuperato.